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di Furio Colombo
Le toghe rosse si scatenano a Manhattan: arrestano in un giorno solo (14 giugno) 62 personaggi fra i più celebri di Wall Street. Presidenti, amministratori delegati, noti e influenti membri di consigli di amministrazione delle più rinomate aziende e banche di Wall Street sono stati portati via in manette (le manette!! le manette!!! n.d.r.) da squadre di agenti federali, passando fra due ali di operatori di Borsa stupiti. Altri 350 dirigenti del mercato finanziario più importante del mondo hanno ricevuto un avviso di reato che comporta, per arrestati e non arrestati, la condanna a pene molto pesanti.
Come si sa, negli Usa gli anni di prigione si scontano. L’accusa per tutti è truffa, “insider trading” (dare e ricevere informazioni che cambiano l’andamento della Borsa, ingannano gli investitori, provocano illecito arricchimento). I p.m. americani (U.S. district attorneys) dicono di agire in nome della giustizia e su richiesta del governo americano. Ma giudicando da ciò che dicono in Italia il ministro della Giustizia Alfano, e il primo ministro, l’imputato Silvio Berlusconi, è chiaro che la piaga delle toghe rosse, ovvero la mania persecutoria dei giudici contro bravi e fortunati imprenditori che vogliono solo arricchirsi, ha contagiato la magistratura americana, che non è fermata e respinta da iniziative democratiche come il Lodo Schifani e la legge sulle intercettazioni. Tutti gli imputati e gli arrestati di Wall Street erano intercettati da mesi.
L’America è rozza. Crede ancora che i tre poteri, indipendenti l’uno dall’altro, siano i pilastri della democrazia. E che il potere giudiziario possa agire secondo la legge e la gravità delle malefatte, e senza riguardo alla affiliazione politica.
Gli arrestati, ci informa la stampa americana, sono tutti repubblicani conservatori e vicini a Bush.
(negli USA nessuno ha parlato di complotto, di sovversione della democrazia, ecc. n.d.r.)
Le toghe rosse si scatenano a Manhattan: arrestano in un giorno solo (14 giugno) 62 personaggi fra i più celebri di Wall Street. Presidenti, amministratori delegati, noti e influenti membri di consigli di amministrazione delle più rinomate aziende e banche di Wall Street sono stati portati via in manette (le manette!! le manette!!! n.d.r.) da squadre di agenti federali, passando fra due ali di operatori di Borsa stupiti. Altri 350 dirigenti del mercato finanziario più importante del mondo hanno ricevuto un avviso di reato che comporta, per arrestati e non arrestati, la condanna a pene molto pesanti.
Come si sa, negli Usa gli anni di prigione si scontano. L’accusa per tutti è truffa, “insider trading” (dare e ricevere informazioni che cambiano l’andamento della Borsa, ingannano gli investitori, provocano illecito arricchimento). I p.m. americani (U.S. district attorneys) dicono di agire in nome della giustizia e su richiesta del governo americano. Ma giudicando da ciò che dicono in Italia il ministro della Giustizia Alfano, e il primo ministro, l’imputato Silvio Berlusconi, è chiaro che la piaga delle toghe rosse, ovvero la mania persecutoria dei giudici contro bravi e fortunati imprenditori che vogliono solo arricchirsi, ha contagiato la magistratura americana, che non è fermata e respinta da iniziative democratiche come il Lodo Schifani e la legge sulle intercettazioni. Tutti gli imputati e gli arrestati di Wall Street erano intercettati da mesi.
L’America è rozza. Crede ancora che i tre poteri, indipendenti l’uno dall’altro, siano i pilastri della democrazia. E che il potere giudiziario possa agire secondo la legge e la gravità delle malefatte, e senza riguardo alla affiliazione politica.
Gli arrestati, ci informa la stampa americana, sono tutti repubblicani conservatori e vicini a Bush.
(negli USA nessuno ha parlato di complotto, di sovversione della democrazia, ecc. n.d.r.)
1 commento:
Hello
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