Diceva Ludwig Wittgenstein che "se gli uomini non commettessero talvolta delle sciocchezze, non accadrebbe assolutamente nulla di intelligente".
Ovviamente, Wittgenstein non conosceva l'Italia di questi anni, che fa eccezione ala regola: sciocchezze tante, ma intelligenze al di sotto del minimo sindacale.
Come in tutte le società malate, anche la nostra cerca capri espiatori su cui accanirsi. Le televisioni indicano da anni i clandestini come la radice del male, e alla fine anche i cittadini se ne sono convinti. Tanto che l'introduzione del reato di immigrazione clandestina non scandalizza più di tanto, salvo i soliti "intellettuali dei miei stivali" come li definiva Craxi.
Tito Boeri, ieri su Repubblica, esordiva così: "In paesi come la Spagna, che ha ricevuto negli ultimi 6 anni, 4 milioni di immigrati, giornali e televisione non riportano mai la nazionalità di chi commette reati. Si pubblicano solo statistiche complessive che permettono a tutti di farsi un´idea precisa dell´incidenza della criminalità fra gli immigrati, andando al di là dei singoli episodi. Da noi si fa esattamente l´opposto. Ci sono pochi dati e molta disinformazione."
Da noi, Paese che vanta la media di quattro stupri al giorno, negli ultimi tempi giornali e tv si sono occupati maniacalmente di un solo stupro, guarda caso ad opera di un immigrato, guarda caso a Roma proprio una settimana prima del ballottaggio che ha poi visto prevalere Alemanno. Da allora è passato un mese, quindi più di un centinaio di donne sono state stuprate nel Belpaese. Qualcuno ne ha sentito parlare?
A proposito di sciocchezze e di disinformazione, martedì 20 maggio su l'Unità è apparso un bellissimo articolo di Antonio Tabucchi (che vive in Portogallo, per confermare l'eccezione a Wittgenstein) intitolato "I fatti e i veleni". Al suo interno, fa un interessante rievocazione storica di cui riporto il testo: "Un’università americana ha acquistato una parte dell’archivio di Beria e ha pubblicato quest’inverno il carteggio e le conversazioni fra Beria e Stalin. Stalin non corrisponde affatto al cliché del rozzo villico che ci resta di lui. Era un quasi-intellettuale (aveva scritto perfino un trattato di linguistica) e il suo tormentone erano gli intellettuali, le persone che fanno pensare gli altri. C’è un momento in cui il suo speciale tormentone è Mandel’stam (entrambi parlavano il russo ma evidentemente le loro lingue non coincidevano), e nelle conversazioni con Beria la domanda quasi ossessiva è questa: «Beria, Mandel’stam è davvero un bravo scrittore?». Curiosamente Beria difende Mandel’stam e risponde sempre che non solo è un bravo scrittore ma anche un bravo compagno. Finché un giorno Stalin perde la pazienza e dice testualmente che non gliene frega niente se sia un bravo compagno, vuole sapere solo se è davvero un bravo scrittore. Dopo questa precisa richiesta qualcosa succede a Mandel’stam. Nel successivo interrogatorio cui è sottoposto dalla polizia di Beria, il funzionario lo accusa di aver scritto una frase (o un verso) sovversivi. Mandel’stam risponde che non l’ha mai scritto. La replica del poliziotto: “Anche se non l’hai mai scritto era quello che volevi far pensare al popolo”."
Il popolo, il popolo. Se il popolo ragionasse con la propria testa, e parlasse con la propria voce, invece che con quella di Stalin o qualche imbonitore tv (Tabucchi ce l'ha con D'Avanzo per la polemica su Travaglio, ma la persecuzione delle intenzioni è evidentissima, se ci pensate, anche per il reato di clandestinità: tu non hai commesso nessun reato, ma se sei qui sei sicuramente malintenzionato) ci sarebbe almeno qualche speranza...
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giovedì 22 maggio 2008
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2 commenti:
Quanti fatti!E' un dato di fatto che l'informazione segua delle leggi che si allontanano progressivamente da quelle che muovevano il giornalista-reporter alla ricerca della notizia. Fosse solo perchè spesso la notizia nasce da "un giro su internet". E poi non c'è libertà. Ma la libertà, credo, bisogna deve nascere anche nelle coscienza. Bisogna avere il coraggio di affermarla. Se Travaglio parla, io che lo ascolto o lo sento devo voglio essere libero di ignorarlo, di dire che quello che dice è falso, che non ha nulla del gentiluomo e tanto invece dell'arrogante. O che semplicemente non mi è simpatico. Io non voglio chiedere scusa per lui. Nè censurarlo. Sono libero di cambiare canale o non comprare i suoi libri. O invece comprarli per vedere perchè ha accumlato tanto veleno. E' una questione di proporzioni: i manager rai vedano che legame c'è tra gli interventi di travaglio ed il pubblico. Gli avvocati di Schifani si occupino del argomentare quanta offesa c'è dietro "muffa" e "mafioso". Ma, era questo l'argomento del post?
Veramente no, non era quello l'argomento di questo post... anzi, ho modificato la chiusa, che effettivamente non era il massimo dell'intellegibile!
A.
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