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martedì 9 settembre 2008

Via il Bavaglio!


Rinasce l'opinione pubblica

di Federico Orlando

Non si chiama piazza San Giovanni e non contiene un milione di persone (14 settembre 2002), si chiama piazza Santa Maria Liberatrice e contiene alcune migliaia di ragazzi e gente strasudata dalle otto a mezzanotte di mercoledì 3 settembre 2008, ma non cambia niente, neanche la modestia dei miei amici e colleghi del Giornale e della Voce Marco Travaglio e Peter Gomez e Marco Lillo e Pino Corrias, che presentano un libro come “Bavaglio” in un teatro romano di 600 posti, il teatro della Vittoria. Roba da camera a gas, dove ho boccheggiato anch’io, fin tanto che i polmoni me l’hanno permesso. Quando non ce l’ho fatta più e sono uscito per un gelato, quel “giustizialista” di Marco Travaglio prende il microfono e mi manda ( a me e ad Antonio Padellaro) un saluto da vecchi fraterni combattenti, e parte un applauso lungo e generale, detto, in volgare, standing ovation. Questo m’ hanno raccontato la sera stessa e telefonato nei giorni successivi.

Allora devo scrivere poche righe: per ringraziare non solo Marco e Peter, e la loro casa editrice Chiarelettere; ma soprattutto quell’umanità innamorata di ideali e di battaglia che da sei anni non rivedevo e che penso di poter rivedere molto più numerosa, e senza simboli di partito, se sarà necessario affiancare all’opposizione politica in parlamento l’opposizione degli elettori in piazza: come nel 2002. A questi amici più che elettori avrei voluto dare un saluto quella sera stessa, rispondendo al loro saluto. Approfitto di Articolo 21 per farlo da questo sito. Una sola cosa avrei detto e dico: né i libri di Marco e Peter e colleghi, né Articolo 21, né questo sito, nè la pattuglia che resiste in parlamento, né quanti di noi nei giornali continuano la lotta, esisterebbero se non esistessero loro, quei cittadini. Essi, deludendo il carissimo Nanni Moretti (credo che lui non aspettasse di meglio), hanno dimostrato e dimostrano che in Italia l’opinione pubblica non è finita, che non ci siamo ridotti a coriandoli, come pensa De Rita. Ancora un po’ di prevaricazioni, e vedrete come i coriandoli si ricomporranno in una nuova piazza san Giovanni.

Ma intanto grazie a quei nostri colleghi, autori, editori, lettori, ragazzi e anziani, che, nell’attesa della ricomposizione, scrivono e leggono libri, riempiono le presentazioni, tessono la rete dei blog, si documentano e documentano una per una le prepotenze del regime. (Anche se c’è chi educatamente ci ricorda che non sta bene chiamarlo regime).

08/09/2008

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